Notizia 24

Un’indagine ha rivelato che alcuni dei paesi più poveri del mondo hanno iniziato a pagare milioni di dollari a lobbisti legati a Donald Trump per compensare i tagli agli aiuti esteri degli Stati Uniti.

Somalia, Haiti e Yemen sono tra gli 11 paesi che hanno firmato importanti accordi di lobbying con figure direttamente collegate al presidente statunitense dopo la riduzione degli aiuti umanitari da parte degli Stati Uniti.

L’indagine condotta da Global Witness ha mostrato che molti Stati hanno iniziato a scambiare risorse naturali importanti, inclusi i minerali, in cambio di sostegno umanitario o militare.

USAID ha chiuso ufficialmente i battenti la scorsa settimana dopo essere stata sciolta da Trump. Gli esperti avvertono che questa decisione potrebbe causare oltre 14 milioni di morti evitabili entro cinque anni.

Emily Stewart, responsabile della politica sui minerali di transizione presso Global Witness, ha dichiarato che questa situazione potrebbe significare che gli accordi di Washington diventino “più sfavorevoli per i paesi a basso reddito e in condizioni disperate”, rendendoli sempre più vulnerabili allo sfruttamento spietato delle loro risorse naturali.

I documenti mostrano che nei sei mesi successivi alle elezioni statunitensi dello scorso novembre, sono stati firmati contratti per un valore di 17 milioni di dollari (12,5 milioni di sterline) tra aziende di lobbying legate a Trump e alcuni dei paesi meno sviluppati che ricevono più aiuti da USAID.

I registri presentati ai sensi della legge statunitense sulla registrazione degli agenti stranieri rivelano che alcuni paesi, tra cui la Repubblica Democratica del Congo (RDC), che da anni affronta sfollamenti di massa e conflitti legati alla ricchezza mineraria, hanno firmato più contratti.