Rapporto: I maggiori produttori di armi al mondo hanno portato i loro ricavi a livelli record lo scorso anno
Stoccolma, 1 dicembre (Hibya) – Secondo un rapporto pubblicato lunedì, le più grandi aziende produttrici di armamenti al mondo hanno registrato lo scorso anno un aumento del 5,9 per cento dei ricavi derivanti dalla vendita di armi e servizi militari, trainato dalle guerre in Ucraina e a Gaza e dall’aumento delle spese militari dei paesi.
Il SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) ha dichiarato che i ricavi dei 100 maggiori produttori di armamenti sono saliti nel 2024 a 679 miliardi di dollari, il livello più alto mai registrato.
Sebbene gran parte dell’aumento provenga da aziende con sede in Europa e negli Stati Uniti, si sono registrate crescite anche in altre parti del mondo, ad eccezione dell’Asia e dell’Oceania, dove i problemi dell’industria bellica cinese hanno portato a un leggero calo.
Tra le 39 aziende statunitensi presenti nella top 100, 30 hanno registrato un aumento dei ricavi, tra cui Lockheed Martin, Northrop Grumman e General Dynamics. I loro ricavi complessivi sono saliti del 3,8 per cento raggiungendo i 334 miliardi di dollari. Tuttavia, il SIPRI ha sottolineato che «diffusi ritardi e sforamenti di bilancio» continuano a influenzare lo sviluppo e la produzione dei grandi programmi guidati dagli Stati Uniti, incluso il caccia F-35.
Esclusa la Russia, 23 delle 26 aziende europee hanno visto aumentare i ricavi derivanti dalle armi, mentre il continente incrementava la propria spesa militare. I loro ricavi complessivi sono cresciuti del 13 per cento fino a 151 miliardi di dollari, sostenuti dalla domanda legata alla guerra in Ucraina e dalla percezione della minaccia proveniente dalla Russia.
Guadagni particolarmente consistenti sono stati registrati dal gruppo ceco Czechoslovak Group. Tale crescita è dovuta in parte a un progetto guidato dal governo per la fornitura di proiettili di artiglieria all’Ucraina. La società ucraina JSC Ukrainian Defense Industry ha riportato un incremento dei ricavi del 41 per cento.
Le aziende europee stanno investendo in nuove capacità produttive per soddisfare la crescente domanda, ma la ricercatrice del SIPRI Jade Guiberteau Ricard ha avvertito che «l’approvvigionamento dei materiali potrebbe rappresentare una sfida sempre maggiore» e ha richiamato l’attenzione sul fatto che la ristrutturazione delle catene di approvvigionamento di minerali critici, alla luce delle restrizioni all’export imposte dalla Cina, potrebbe creare ulteriori complicazioni.
Le due aziende russe presenti nell’elenco del SIPRI, Rostec e United Shipbuilding Corporation, hanno aumentato i ricavi da armamenti del 23 per cento, arrivando complessivamente a 31,2 miliardi di dollari, nonostante le sanzioni abbiano provocato carenze di componenti. Il SIPRI ha osservato che la domanda interna è stata più che sufficiente a compensare il calo delle esportazioni di armi, ma che la carenza di manodopera qualificata rimane un problema.
Anche in Medio Oriente i ricavi da armamenti sono aumentati e il fatturato delle tre aziende israeliane in classifica è cresciuto del 16 per cento, raggiungendo i 16,2 miliardi di dollari. La ricercatrice del SIPRI Zubaida Karim ha affermato che le reazioni alle azioni di Israele a Gaza nel 2024 «hanno inciso ben poco» sull’interesse per le armi israeliane e che molti paesi continuano a effettuare nuovi ordini.
In Asia e Oceania i ricavi sono diminuiti dell’1,2 per cento, scendendo a 130 miliardi di dollari, principalmente a causa di un calo del 10 per cento dei ricavi delle otto aziende cinesi presenti nell’indice. Il SIPRI ha spiegato che ciò è avvenuto poiché le numerose accuse di corruzione nel settore degli approvvigionamenti di armamenti in Cina hanno portato lo scorso anno al rinvio o alla cancellazione di importanti contratti.
Italy News Agency Notizia 24