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Gli scienziati affermano che 3I/ATLAS probabilmente ha viaggiato a lungo nello spazio interstellare. Statler ha spiegato che, basandosi sulla sua velocità al momento dell’ingresso nel sistema solare, le prove indirette suggeriscono che la cometa provenga da un sistema planetario molto antico — forse più antico del nostro.

“Onestamente, solo pensarci mi fa venire la pelle d’oca”, ha detto Statler, sottolineando che 3I/ATLAS potrebbe offrire indizi sulla storia cosmica precedente alla formazione della Terra e del Sole. “È una nuova finestra sulla struttura e sulla storia di altri sistemi stellari”.

Statler ha spiegato che la NASA, riunendo team provenienti da oltre 20 missioni dopo una riunione di coordinamento tenutasi in agosto, ha avviato una campagna su scala di flotta per osservare la cometa interstellare. Ha paragonato questo sforzo a guardare una partita di baseball da posti diversi di uno stadio: sia i telescopi principali sia le piccole sonde spaziali tentavano di seguire lo stesso obiettivo in rapido movimento.

“Ognuno ha una fotocamera e cerca di fotografare la palla”, ha detto. “Nessuno ha una visuale perfetta e ciascuno ha una fotocamera diversa”.

All’inizio di ottobre, l’orbiter Mars Reconnaissance Orbiter della NASA ha catturato immagini di 3I/ATLAS come una sfera bianca sfocata e ha rivelato la sua chioma di polvere e ghiaccio da circa 90 milioni di miglia (145 milioni di km). “Nello stesso periodo, l’orbiter MAVEN ha rilevato la cometa da 20 milioni di miglia (32 milioni di km) attraverso ‘oscillazioni scientifiche’ ultraviolette che hanno captato tracce di idrogeno liberato dalla sublimazione del ghiaccio d’acqua sotto la luce solare”, ha aggiunto Statler.

Ha inoltre sottolineato che, combinando questi dati con quelli dei telescopi Swift e James Webb (JWST), è stato possibile stimare la produzione di acqua della cometa — un indizio fondamentale sulla sua epoca di formazione.