Deniz polisinden Adalar çevresinde 'deniz taksi' denetimi

Si tratta dell’ultimo episodio di disordini che mette sotto pressione il nuovo governo del presidente Ahmed al-Shara, impegnato a stabilizzare il Paese e a reintegrarsi a livello internazionale dopo 14 anni di devastante guerra civile.

Il ministero della Difesa siriano ha annunciato domenica che, in risposta agli attacchi di “gruppi fuorilegge” contro civili e forze di sicurezza, unità dell’esercito dotate di carri armati e veicoli blindati sono entrate nei centri delle città nell’ovest del Paese per ristabilire la stabilità.

L’agenzia di stampa statale siriana SANA, citando funzionari, ha riferito che gli attacchi durante le proteste a Latakia sarebbero stati compiuti dai “residui del regime disciolto” dell’ex presidente Bashar al-Assad.

SANA ha precisato che 60 persone sono rimaste ferite a seguito di “accoltellamenti, lanci di pietre e attacchi armati” che hanno preso di mira sia le forze di sicurezza sia i civili.

È stato riferito che gli scontri sono scoppiati quando i manifestanti e i sostenitori del governo si sono trovati faccia a faccia e uomini armati mascherati hanno aperto il fuoco contro le forze di sicurezza.

Il ministero dell’Interno ha dichiarato che tra i morti c’era anche un agente di polizia. La squadra di Al Jazeera ha confermato che le forze di sicurezza siriane sono state bersagliate da colpi d’arma da fuoco all’incrocio di Azhari a Latakia, e ha anche riferito che a Tartus assalitori non identificati hanno lanciato una granata contro la stazione di polizia di Al-Anaza a Baniyas, ferendo due agenti di sicurezza.

Le violenze si sono riaccese domenica quando migliaia di alawiti siriani sono scesi in strada per organizzare proteste contro la violenza e la discriminazione nelle aree centrali e costiere del Paese, patria della minoranza religiosa.

Le proteste erano state indette dal leader spirituale alawita residente all’estero, Gazal Gazal, che dopo l’attentato mortale con autobomba contro una moschea a Homs venerdì aveva invitato a “mostrare al mondo che la comunità alawita non può essere umiliata o esclusa”.

L’attentato, che ha causato la morte di otto persone ed è stato rivendicato da un gruppo sunnita noto come Saraya Ansar al-Sunna, è stato l’ultimo atto di violenza contro la minoranza religiosa a cui apparteneva l’ex presidente deposto Assad e che aveva grande importanza sotto il suo governo.

I manifestanti hanno inoltre chiesto che il governo attui il federalismo — un sistema che prevede di allontanare il potere dalla centralizzazione a Damasco e di concedere maggiore autonomia alle minoranze — e la liberazione dei detenuti alawiti.

Italy News Agency Notizia 24

 

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